lunedì 11 marzo 2019

Il Narratore Enoico 2.0, www.antonioindovinosommelier.it

L'evoluzione del Narratore Enoico, "Il Narratore Enoico 2.0"


Nella vita si cerca sempre di migliorare, o almeno così dovrebbe essere. Blogger di Google è uno strumento fantastico, ti dà la possibilità di avere uno spazio in cui esprimerti liberamente, in cui condividere le tue impressioni, il tuo pensiero. Arriva però un momento in cui la tua libertà di espressione è limitata dalle semplici e gratuite funzionalità messe a disposizione, un momento in cui hai la necessità di rafforzare, di affermare ulteriormente e meglio la tua Identità. Ecco, è arrivato
quel momento per me, quella circostanza in cui ho sentito la necessità di avere un mio dominio, la libertà piena ed assoluta, il controllo totale, nessun limite!

È così che Il Narratore Enoico continuerà il racconto dei suoi assaggi più emozionanti su sito tutto mio: www.antonioindovinosommelier.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 



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martedì 22 gennaio 2019

Ischia Bianco Spumante, La Pietra di Tommasone, 2015

Di Antonio Indovino

Ischia Bianco Spumante Extra Brut DOC, La Pietra di Tommasone, 2015


Ischia Bianco Spumante Metodo Classico Tommasone 2015
Biancolella Spumante Metodo Classico Tommasone 2015
È un onore poter parlare del proprio territorio, e l'onore è ancor più grande quando ci si imbatte in persone che portano avanti un progetto con grande impegno e determinazione. Tra queste vi è senz'altro Lucia Monti e la sua Azienda Tommasone, rinata in seno alla ripresa di una tradizione di famiglia (che aveva subito una battuta d'arresto) ed alla rivalutazione di vecchi vigneti ormai abbandonati. Lo scorso anno ho avuto modo di raccontare i momenti chiave del suo percorso da winemaker, che potete leggere nell'articolo che ho dedicato al suo "Per' e' Palummo 2016" (LINK), ma stavolta sono qui a sottolineare il gran fermento che l'isola di Pithecusa (Ischia) sta vivendo in generale, e quello messo in atto da Lucia nello specifico. Tommasone sta crescendo, sia in vigna che in cantina, come testimoniano i lavori in corso per la realizzazione di nuovi impianti a Panza (Forio), e l'arrivo sul mercato di due nuove etichette: due spumanti metodo classico.

Ho la fortuna di poter provare in anteprima l'Ischia Bianco Spumante 2015, uno dei due insomma, ottenuto da Biancolella e Forastera vinificate dapprima in acciaio, con una sosta sui lieviti di 6 mesi, poi rifermentato in bottiglia per 24 mesi prima della sboccatura. 

Nel calice si tinge di un giallo paglierino tenue e brillante, attraversato da copiose bollicine di buona fattura. Al naso spiccano profumi netti e puliti di pompelmo e di gesso, poi arrivano dei tocchi vegetali e marini che ricordano le erbette mediterranee e le alghe, e sottili nuance esotiche e di fiori di campo. In bocca gioca le sue carte sulla verticalità, dettata dalla freschezza gustativa e dalla grande sapidità che sono enfatizzate dalla carbonica, ben integrata e stimolante con la sua lieve pungenza sul piano tattile. Un sorso quindi dinamico e brioso, che chiude ricordando i toni agrumati, vegetali e salmastri.

Uno spumante da bere a 4/6°C in un calice di media ampiezza, che ben si abbina ai piatti estivi della costiera, come un Risotto con Gamberi e Zucchine ed anche una Tempura mista di pesce e verdure.

Prezzo in enoteca: 25-30€
Contatti:
www.tommasonevini.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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mercoledì 16 gennaio 2019

Campi Taurasini, Fonzone Caccese, 2013

Di Antonio Indovino

Irpinia Campi Taurasini DOC, Fonzone Caccese, 2013 

Campi Taurasini Fonzone Caccese 2013
Il piacere nell'assaggio dei Campi Taurasini continua, così come cresce la convinzione della grande duttilità che questa tipologia ha in tavola. Ecco, quindi, che in pochi giorni mi ritrovo di nuovo a parlarne, con il ricordo ancora ben impresso nella mente, e con grandissimo piacere soprattutto.

Stavolta ci spostiamo a Paternopoli, e l'interprete è Arturo Erbaggio che dei Fonzone Caccese (di cui ho già avuto modo di scrivere precedentemente (LINK) è responsabile dagli inizi sia della conduzione agronomica che enologica!

Le uve di questo Campi Taurasini provengono dai vigneti allevati lungo i declivi argillosi che circondano la cantina, esposti prevalentemente a Sud. Un'attenta gestione della vigna e la bassa resa (50 q.li/ha) sono sicuramente le prerogative giuste con cui lavorare in cantina, dove il mosto fermenta in acciaio restando a contatto con le bucce per un periodo che varia dai 15 ai 20 giorni al massimo. Dopo i primi travasi Erbaggio attende che il vino completi anche la "fermentazione" malolattica, per poi trasferirlo in barriques di rovere francese di 1° e 2° passaggio, dove il vino viene elevato per 12 mesi prima dell'imbottigliamento.

Alla vista questo Campi Taurasini 2013 si presenta con una splendida veste di color rubino attraversato da riflessi violacei, densa e dalla trama piuttosto concentrata. Al naso è d'impatto e ben definito, sprigiona profumi di ciliegie nere e di violette in prima istanza, poi emergono note floreali di lavanda, una leggera speziatura di vaniglia e sbuffi mentolati e balsamici. In bocca è morbido, pieno, succoso, con dei tannini croccanti e perfettamente integrati ed una grande freschezza che lo sostiene puntualmente, donandogli uno slancio di tutto rispetto, intriso di richiami polposi di frutta, vegetali e speziati.

Un vino semplicemente godurioso per il connubio tra struttura e bevibilità, di quelli che possono trovare spazio agevolmente sulle nostre tavole, magari con una succulenta Costata di Manzo alla griglia, salsata con un battuto di Rosmarino. La mia unica raccomandazione è di servirlo in un calice piuttosto ampio, tenendo d'occhio la giusta temperatura alla quale andrebbe bevuto: senza andare mai oltre i 15/16°C!

Prezzo in enoteca: 15-20€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.fonzone.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina 
 



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domenica 13 gennaio 2019

Cretarossa, I Favati, 2010

Di Antonio Indovino

Irpinia Campi Taurasini DOC, Cretarossa, I Favati, 2010

Cretarossa I Favati 2010
Ci troviamo a San Mango sul Calore, nel versante che da sud-ovest guarda verso Chiusano. È qui che l'équipe de I Favati (di cui ho avuto modo di parlare già in diverse occasioni LINK) alleva i vigneti da cui si ottiene anche il Cretarossa, e dico anche perchè le vigne sono le stesse dalle quali si ottengono i due Taurasi Terzotratto, nei quali conferiscono però anche le uve di una vecchia vigna a Venticano.
Veniamo
dunque al Cretarossa, a questo Campi Taurasini che sin dalla premessa si intuisce che non sia affatto un vino di Serie B, ma un "piccolo" cavallo di razza. Deve il nome al suolo di queste vigne dalle quali è prodotto, dove affiora in superficie tanta argilla rossa che poggia su di un sub-strato marnoso e calcareo dolomitico, che abbassa naturalmente e considerevolmente le rese.

Per quel che concerne l'aspetto agronomico le uve vengono trattate alla stregua di quelle dei "fratelli maggiori", dei Taurasi, ma vengono lavorate diversamente in cantina. Seppur i legni usati siano gli stessi, globalmente la maturazione e l'affinamento hanno una durata inferiore, ed una piccola parte della massa viene vinificata in acciaio (variabile in funzione dell'annata), per poi concorrere al "taglio" del vino maturato in legno. Si tratta di un'espediente utilizzato da Vincenzo Mercurio per un duplice motivo, ovvero, conferire una maggiore freschezza ed evitare sovraestrazione di tannini soprattutto nelle annate più calde: nelle quali la percentuale di massa vinificata in acciaio sarà presumibilmente maggiore. 

Come si traduce tutto ciò nel calice? Questa 2010, conservata con lungimiranza in cantina, ha dato ragione a me ed a chi lo ha prodotto: a me che ne ho atteso il giusto equilibrio, ed ai Favati che non è scesa a compromessi nella produzione di un vino che porta una Denominazione "volgarmente" detta di ricaduta.

Il vino ha un vivido colore granato, compatto ed attraversato da bagliori giovanili, e denota un corpo di tutto rispetto per il suo incedere lento e composto nelle roteazioni del calice, cui si aggrappa descrivendo lacrime lente e fitte. Al naso in prima istanza è cineritico ed ematico, poi emergono profumi di cuoio e scatola di sigaro, di chiodi di garofano e ciliegie sotto spirito. In bocca è pieno, caldo, morbido ed avvolgente, con una freschezza che sostiene puntualmente il sorso, donando dinamismo insieme ad una stimolante pungenza tattile ed in supporto a tannini vigorosi e rifiniti che conferiscono carattere e rigore. Lungo, speziato, animale e fruttato nei ritorni aromatici, cosa chiedergli di più? A lui senz'altro niente, piuttosto a noi un calice voluminoso in cui dargli il giusto respiro, la cura di servirlo a 16°C e magari un Filetto di Manzo ai Porcini, preferibilmente al sangue, come degno compagno in tavola!

Prezzo in enoteca: 15-20€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.cantineifavati.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
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lunedì 7 gennaio 2019

Trebulanum, Alois, 2009

Di Antonio Indovino

Campania Rosso IGP, Trebulanum, Alois, 2009
Trebulanum 2009 Alois
Che l'alto casertano, ed i suoi prodotti agricoli, fosse molto apprezzato già 2000 anni fa è un dato certo, che la consapevolezza e la determinazione possono portare a grandi risultati altrettanto, ma che un produttore serico come "buen retiro" si dedicasse alle vigne per passione, facendosi prendere la mano e dando vita ad un'Azienda altrettanto solida ed affermata.....è roba dei "giorni nostri".
È così che, cercando in cantina, mi è capitata tra le mani una bottiglia di Trebulanum 2009 di Alois e, come se avessi di fronte un'istantanea, ho riletto tra i miei pensieri quello che è il loro trascorso storico, tra l'altro già sintetizzato in occasione dell'assaggio del Caiatì 2015 (LINK).

Quest'oggi sono qui, dunque, a raccontarvi qualche aneddoto, e le mie personali impressioni, riguardo a questo rosso ottenuto da una varietà dalle origini antichissime: il Casavecchia. Molto probabilmente, stando ai racconti di Plinio il Vecchio, è l'uva con cui si otteneva il Vinum Trebulanum, quello bevuto dai legionari romani durante l'insediamento di Trebula Balliensis, attualmente chiamata Treglia, una frazione di Pontelatone. Di quest'uva negli anni se n'è persa traccia, e l'epidemia causata dalla fillossera sembrava ne avesse stroncato definitivamente la sorte, sicchè a fine ottocento Scirocco Prisco, un contadino di Pontelatone, ne ritrovò un vigoroso ceppo di fianco al rudere di una vecchia abitazione rurale, ed iniziò a riprodurlo e diffonderlo nuovamente. Gli altri contadini del posto poi, usando un gergo strettamente dialettale, iniziarono a chiamare la varietà riscoperta "l'uva e chella casa vecchia", da cui è derivato il nome con cui è a noi attualmente nota, ovvero Casavecchia!


Il Trebulanum, rosso di punta degli Alois, omaggia quindi col suo nome quello che è il trascorso storico di questo antico vitigno, che loro allevano in un fazzoletto di 1,5 ha d'estensione, caratterizzato da un suolo di natura pozzolanica e ricco di microelementi. La resa è bassissima, si attesta intorno ai 50 q.li/ha, e le uve appena raccolte vengono vinificate in acciaio, dove il mosto fermenta a contatto con le bucce per 20 giorni. In seguito il vino viene travasato in tini da 80 hl, in cui svolge totalmente la malolattica e matura per ben 18 mesi, per poi passare in bottiglia per un affinamento minimo di 12 mesi prima della commercializzazione.

Calice alla mano mi trovo dinanzi ad un vino dalla vivida e fitta veste granata, impenetrabile, lenta e composta nelle roteazioni del bicchiere, cui si aggrappa denotando una notevole ricchezza in estratto.
Il primo impatto al naso è "foxy", ricorda il cuoio e la pelliccia, poi subentrano toni scuri di humus, di moka e di cioccolato, a seguire la liquirizia ed il chinotto, ed infine l'amarena sotto spirito.
In bocca si palesa la ricchezza estrattiva preannunciata nelle considerazioni iniziali, con un sorso pieno, caldo ed avvolgente, che trova il giusto dinamismo grazie ad una notevole freschezza che ravviva il palato e gioca in sinergia con dei tannini incisivi, ma ben maturi, ed una sapidità che dona ancor più carattere e piacevolezza alla bevuta. Lunga ed appagante, infine, la carrellata di aromi che si ripetono puntuali ed in sequenza, tra cui fanno capolino soprattutti quelli scuri e terrosi.

Un grande vino, per certi versi rustico, ma è proprio quella la sua connotazione, che attualmente sfoggia una piena maturità ed armonia, per compiutezza ed integrità, che saprà conservare per diversi anni ancora.
Un vino da saper aspettare per due motivi distinti e comuni al tempo stesso: il primo è la giusta maturità, il secondo è il giusto respiro al momento della stappatura.

Se lo trovate in giro munitevi di un calice voluminoso e di un piatto su cui possa trovare terra fertile, come il Ragù di Capra, ed il divertimento sarà assicurato!


Prezzo in enoteca: 20-25€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti:
www.vinialois.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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