venerdì 29 dicembre 2017

Grecomusc', Contrade di Taurasi, 2013

Di Antonio Indovino

Campania Bianco IGT, Grecomusc’, Contrade di Taurasi, 2013

Ci troviavo a Taurasi, più precisamente a Contrada Case d’Alto: una piana a 400 metri s.l.m., caratterizzata da un suolo ricco di cinerite vulcanica e calcare che compongono uno strato profondo fino a 2 metri. I Lonardo sono una famiglia di piccoli proprietari terrieri che hanno messo qui le proprie radici nell’XVIII secolo, portando avanti soprattutto la tradizione vitivinicola. Alessandro Lonardo, professore di Lettere (adesso in pensione) e Sommelier, ha iniziato la sua avventura come vinificattore nel 1992, anno in cui costituì insieme ad altri produttori locali una piccola cooperativa. Nel 1998, poi, diede vita alla sua Azienda Agricola Contrade di Taurasi, che già nel nome fa ben intuire la filosofia alla base di tutto: portare in bottiglia il concetto di zonazione dell’areale di Taurasi. Un concetto che l’azienda ha sposato in pieno collaborando con Enti di Ricerca Scientifica, e sperimentando pratiche
agronomiche ed enologiche fini alla valorizzazione della tipicità: prima tra tutte l’uso di lieviti selezionati in vigna. L’Azienda produce prevalentemente Aglianico con l’unica eccezione del Rovello Bianco, localmente noto come Grecomusc: un vitigno a bacca bianca autoctono della bassa Irpinia che cresce a piede franco, riscoperto e salvato da loro, ed iscritto dal 2009 tra le varietà da vino. Pochissimi ceppi anche ultra-centenari, da cui Alessandro ottiene circa 2500 bottiglie con la consulenza enologica di Vincenzo Mercurio, ed il supporto della moglie Rosanna e delle figlie Enza ed Antonella.

Quest’oggi vi parlo proprio del Grecomusc’, un bianco da Rovello con bassissime rese in vigna (35-50 q/ha) ed in vino (45-50%). La vinificazione avviene in acciaio ad opera di lieviti selezionati in vigna, preceduta da una breve macerazione pellicolare di 2 ore, dove matura con le fecce fini per circa 8 mesi prima di passare in bottiglia.

Tinto di un dorato luminoso, al naso sprigiona profumi di susine mature e fiori di camomilla, di finocchietto, salvia, timo, pietra focaia, idrocarburi, cenere, ed un tocco fumè di fondo. Il sorso è pieno, d'impatto, teso ed avvolgente al tempo stesso, con una grande freschezza e sapidità a dare slancio alla lunga e coerente chiusura di bocca.
Un bianco da bere tra i 10 ed i 12°C, con dei Mezzi Paccheri all'Astice.

Prezzo in enoteca: 15-20€
Contatti: www.contradeditaurasi.it
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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giovedì 28 dicembre 2017

CUR, Bambinuto, 2012

Di Antonio Indovino

Vino Spumante di Qualità Extra Brut, CUR, Bambinuto, 2012


Ci troviamo a Santa Paolina, vicino Tufo, in uno degli areali in cui il Greco si esprime ai suoi massimi livelli qualitativi. Qui nel 2006, in un periodo difficile per il calo dei prezzi delle uve, è iniziata l’avventura da vinificatore di Raffaele Aufiero che, anzichè vendere le proprie uve, decise di dedicarsi alla produzione di vino sfuso. Con l’aiuto della moglie Anna, ed il supporto dei figli Antonio Michela e Marilena, inizia così a curare tutta la lavorazione dei 4 ha di vigneti di Greco, dislocati a Picoli e Paoloni. I risultati incoraggianti, poi, hanno portato alla svolta nel 2009, ad un’etichetta propria: complice la determinazione della figlia Marilena, nota a tutti come “la tosta” per il suo carattere deciso, che ha messo da parte la sua laurea in giurisprudenza per dedicarsi all’Azienda familiare. L'avventura, se mi si concede il termine, è inziata sotto il nome Bambinuto, che significa letteralmente "benvenuto" nel dialetto locale, ed inteso come un augurio per la nascita di un progetto ambizioso: tradurre l'amore per il Greco in tutte le spressioni enologiche, e nel modo più rispettoso possibile. Sin dall’inizio, col supporto dell’enologo vesuviano Antonio Pesce, la scelta è stata ben precisa: vinificare solo le uve di proprietà ed assecondare la maturazione del Greco in bottiglia, senza forzarne la prematura uscita sul mercato. Nel 2010, poi, è stata impiantata ad Aglianico e Falanghina un’altra vigna a C.da Toppole (Montemiletto), ed in cantina è nato il primo metodo classico da Greco (il Cur). Un ulteriore passo avanti è avvenuto nel 2013, con l’arrivo in cantina di una pressa a “polmone chiuso” e di un’imbottigliatrice: a sostituire il torchio ed abbandonare la criomacerazione delle prime vinificazioni, e ridurre stress ossidativi in fase di tappatura. Piccoli e significativi step di un’Azienda che viene su poco alla volta. Nel 2014, poi, un’ulteriore cambio di marcia: la conversione in BIO con l’agronomo Moschetti, e l’abbandono di protocolli prestabiliti e l’uso di lieviti selezionati in vigna con la consulenza enologica di Vincenzo Mercurio


Quest’oggi vi parlo proprio del Cur, il metodo classico da un’attenta selezione di filari e grappoli della vigna più in basso, a Paoloni, quella che analiticamente fornisce i requisiti necessari per la spumantizzazione. Perchè "Cur"? È un latinismo, la traduzione dell'avverbio "perchè", inteso non come punto di domanda, ma bensì come affermazione: perchè a noi piace il Greco, perchè a noi piace sperimentare, perchè noi abbiamo deciso di produrlo in tutte le sue espressioni, perchè racchiude in un solo termine tutte le nostre scelte e riassume il nostro percorso. Questa è stata la risposta di Marilena alla mia domanda in merito al nome scelto per questa etichetta.
Si tratta di una vera e propria chicca di cui sono state prodotte solo 600 bottiglie nel 2012. Ottenuto dalla pressatura soffice di grappoli interi raccolti ai primi di Settembre, il vino base fermenta ad opera di lieviti selezionati in vigna e resta in acciaio sui lieviti fino a Giugno dell'anno successivo, poi, in seguito, avviene la presa di spuma in bottiglia che si protrae per ben 60 mesi.

Nel calice si tinge di un paglierino brillante dai riflessi oro, ed impreziosito da un perlage di grande fattura. Ammalia al naso per le note tostate di crosta di pane, minerali di zolfo e polvere pirica, iodate e salmastre, di incenso e pera candita. Il sorso è d’impatto, tagliente, fresco e sapido, con un a lunga ed appagante chiusura in cui si ripropone puntualmente l'intero quadro aromatico. La bollicina ideale per il grande brindisi di fine anno, da bere a 6°C con una immancabile frittura di pesce accompagnata magari da una maionese alle erbe, o meglio ancora con un Risotto ai crostacei. Per tutti quelli che, ed in questo caso giustamente, vorranno bere orgogliosamente una bollicina campana.


Prezzo in enoteca: 20-25€
Contatti:
www.cantinabambinuto.com   
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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giovedì 7 dicembre 2017

Caiatì, Alois, 2015

Di Antonio Indovino

Terre del Volturno Pallagrello Bianco IGP, Caiatì, Alois, 2015

Ci troviamo a Pontelatone, in provincia di Caserta, alle pendici dei Monti Caiatini, in uno splendido altopiano che si estende su una superficie di 9ha. Qui Michele Alois, imprenditore serico nell'attività di famiglia, ha realizzato il suo sogno: un vigneto, la cantina ed una casa rurale borbonica. Il nome Alois fa parlare di sè dal 1885, anno in cui è nata in quel di San Leucio un'azienda commerciale che è divenuta, poi, una vera a propria industria tessile specializzata nella seta e famosa per la qualità dei suoi tessuti, presenti nelle sale più prestigiose del mondo: dal Quirinale alla Casa Bianca, passando per il museo del Louvre.....giusto per citarne alcuni esempi! San Leucio non’è famosa soltanto per la seta, ma anche per la Vigna del Ventaglio (oasi del WWF): un semicerchio diviso in 10 spicchi, in cui venivano coltivate le 10 varietà principali del Regno delle Due Sicilie. La viticoltura è rimasta radicata nel territorio, ed era proprio un sogno nel cassetto di Michele che si è avverato nel 1992, anno in cui ha dato vita ad un’azienda vitivinicola incentrata sulle varietà autoctone e strettamente locali. L’intento era di produrre vini per il consumo proprio, ma l’intraprendenza del figlio Massimo, indiscusso uomo chiave, ha prortato la Fattoria Alois a divenire un’Azienda affermata grazie alle sue abilità maturate nel settore commerciale della seta, costruendo intorno a sé una rete fatta di collaboratori con cui avere un vero e proprio contatto umano ed un controllo diretto in ogni singola fase. Un lavoro duro e certosino, fatto di equilibri da gestire e mantenere fuori e dentro all'Azienda stessa, con tanto impegno e sacrificio che però vengono ripagati nel calice! La vera svolta è arrivata con Riccardo Cotarella, winemaker di fama nazionale, e prosegue sotto le redini di Carmine Valentino

Questo’oggi sono qui a parlarvi del Caiatì, un Pallagrello Bianco in purezza, una delle 10 varietà preferite da Ferdinando IV di Borbone, all'epoca nota col nome di Piedimonte Bianco, e coltivata nella Vigna del Ventaglio. Questo vino deve il nome alla zona natìa, Caiazzo, dove furono scoperte alcune piante pre-fillossera grazie alle quali si è riusciti a ridare lustro a questa varietà autoctona. È ottenuto dalle uve della vigna di Casalicchio, un fazzoletto di 2,13ha a circa 300m di altitudine e dal suolo prettamente pozzolanico. Le viti sono allevate a spalliera, con potatura a guyot, una densità d'impianto di 4800 ceppi/ha ed una resa di circa 80q/ha. La fermentazione avviene in acciaio, dove svolge anche la malolattica, con una macerazione pellicolare che si aggira intorno ai 30 giorni, dopodichè il vino matura almeno 8 mesi, per il 70% della massa in acciaio ed il 30% in barrique, prima dell'imbottigliamento e della commercializzazione.

Nel calice si presenta con un vivido color oro e denota un corpo di tutto rispetto per il suo incedere lento e composto nelle roteazioni del calice. Il naso è d'impatto ed articolato: a note agrumate di pompelmo si susseguono nuances di ananas matura, miele di millefiori, erbette aromatiche, camomilla, curcuma, pepe bianco e gesso. Il sorso è altrettanto ricco, equilibrato, e di grande piacevolezza: calore e ricchezza glicerica giocano in sinergia con freschezza e sapiditá, fondendosi in una lunga chiusura dai rimandi erbacei, minerali e di miele. Un bianco pienamente godibile sin d'ora, ed a cui concedere ancora un margine d'evoluzione.
Personalmente lo berrei a 10°C in abbinamento a degli Spaghettoni con Alici, cime di Rapa, Pinoli tostati e Parmigiano.


Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: www.vinialois.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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