lunedì 31 dicembre 2018

Dosaggio Zero Nero, Andrea Arici, 2011

Di Antonio Indovino

Franciacorta DOCG, Dosaggio Zero Nero, Andrea Arici, 2011

Franciacorta Dosaggio Zero Nero 2011 Andrea Arici
Ci sono occasioni, come quella di questa sera, in cui è consuetudine brindare con uno spumante, ed in molti casi si stappa proprio un metodo classico. È sempre difficile scegliere, ma preferisco essere patriota, ricordarmi di un grande assaggio, e fuggire dai grandi nomi.

Ecco, dunque, che il ricordo mi riporta ad una sera di fine estate ed alla chiacchierata di qualche mese addietro con Andrea Arici, al racconto del suo percorso, al recupero di quei vecchi vigneti alle pendici delle Alpi Bresciane. Tutto torna, tutto ha un senso, non sarà un brindisi qualunque: tornerò, quindi, a parlare di lui invitandovi a seguire il (LINK) per maggiori dettagli sulla storia dell'Azienda Agricola Colline della Stella.

Quest'oggi vi racconto il Franciacorta Dosaggio Zero Nero, del millesimo 2011, che mi ha particolarmente stupito sin dal primo assaggio, e che ben volentieri ho riprovato in diverse occasioni, per il suo carattere, il suo essere dinamico e rigoroso all'assaggio. Si tratta di un "blanc de noirs" da Pinot Nero in purezza dai vigneti di Forcella e Cascina Loda, allevati a spalliera tra i 150 e i 250 metri s.l.m. Le uve, raccolte nelle prime due decadi di agosto, sono vinificate in acciaio dove maturano per 6 mesi prima di passare in bottiglia, dove il vino rifermenta a contatto con i lieviti per ben 5 anni.
 

Alla vista stupisce con la sua carica e brillante veste paglierina dai riflessi color rame impreziosita da un perlage esplosivo, che si dirama da ogni punto del calice con bollicine numerosissime e di grande finezza.
Al naso è articolato e di grande impatto, sfoggia un bagaglio ricco di sfaccettature che vanno dai piccoli frutti rossi, al biscotto all'amarena, dal burro fuso alla nocciola tostata: tutto su uno sfondo di muschio e sottobosco. L'ingresso in bocca è teso, tagliente, poi si allarga e manifesta il suo corpo, la sua pienezza, la cremosità delle sue bollicine: scandendo un ritmo ben definito dettato da un'alternanza tra la dirompente freschezza e la pungente sapidità.
Chiude, ed appaga, con un deciso allungo in cui la fanno da padrona i toni affumicati e di sottobosco.


Uno spumante che, per apprezzarlo appieno, andrebbe servito in un calice più voluminoso della classica flûte, ad una temperatura compresa tra i 6 e gli 8°C.
Sicuramente avrete dinanzi a voi dello Zampone con le Lenticchie, ma a parer mio il suo abbinamento ideale sarebbe con un Risotto ai Porcini, Succo di Arrosto e Tartufo Nero.


Prezzo in enoteca: 30-35€
Contatti: www.collinedellastella.com


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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lunedì 24 dicembre 2018

Tresinus Aureus, San Giovanni, 2015

Di Antonio Indovino

Paestum Fiano IGP, Tresinus Aureus, San Giovanni, 2015

Tresinus Aureus San Giovanni 2015
È impossibile non restare affascinati da un contesto unico, sia dal punto di vista paesaggistico che per la quiete, la serenità che vi si respira! Bastano pochi istanti, il tempo di una telefonata per farsi aprire il varco, ed una volta oltrepassati i dissuasori, che limitano l'accesso al sentiero scosceso che conduce alla casa-cantina di Ida e Mario, si entra letteralmente in una nuova dimensione.
Sopraggiungendo nei pressi della cantina si cominciano ad intravedere i primi vigneti, quelli che costeggiano la strada, ma il colpo d'occhio si riesce ad averlo una volta parcheggiata la macchina nello spiazzale di fronte ai casolari.


Le vigne
È proprio di fronte la vigna da cui si ottiene la selezione di Fiano, il Tresinus Aureus, un progetto nato nel 2015 per esaltare le caratteristiche varietali di questo vitigno che ben si esprime anche in Cilento, lasciandolo maturare per 14 mesi in acciaio prima dell'imbottigliamento. Questa prima annata, di cui sono state commercializzate poco più di 1300 bottiglie, premia decisamente l'intuizione e l'impegno profuso per mettere in risalto il grande potenziale di queste uve.

Ha una vivida e carica tonalità che ricorda l'oro, compatta sino all'orlo e composto nei movimenti del calice, cui si aggrappa scorrendo lento lungo le pareti. Al naso è di grande impatto, inizialmente marino, iodato, salmastro, in seguito poi regala profumi di susine mature, di millefiori, di ginestra ed un leggero tocco affumicato. Il sorso lascia disarmati poichè, dopo la carezzevole sensazione iniziale dovuta soprattutto ad un piacevole abbraccio calorico, sovverte la maturità annunciata al naso con una sferzata acida ed una netta pungenza tattile, sfociando in una lunghissima chiusura in cui si alternano soprattutto le sensazioni agrumate e salmastre.

Un piccolo capolavoro, se si fa riferimento all'esiguo numero delle bottiglie prodotte, una grandissima espressione del Fiano se, invece, si fa riferimento alla bontà del vino nel calice. Si tratta di una conferma per me, dopo la piacevole esperienza fatta col Maroccia 2007 (LINK), mentre per molti spero sia un indizio per puntarvi i propri riflettori.

Come berrei il
Tresinus Aureus? A mio avviso può essere il compagno ideale di piatti a base di crostacei, ed il lo abbinerei a delle Linguine al ragù di crostacei, mandarino ed olio alle noci. 

Prezzo in enoteca: 25-30€
Contatti:
www.agricolasangiovanni.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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lunedì 10 dicembre 2018

Pomorosso, Coppo, 1997

Di Antonio Indovino

Barbera D'Asti DOCG, Pomorosso, Coppo, 1997


Ci sono giorni in cui un semplice riassaggio può rivelare un vino oltre le aspettative, per la sua bontà intrinseca e per i ricordi che suscita, di quando eri un giovanotto qualunque ma avevi la fortuna di lavorare con un grande appassionato......e di stappare annate e formati importanti.
Ci sono Aziende con la "A" maiuscola che dimostrano il loro valore ancor di più a distanza di anni, dandoti l'opportunità di riprovare quelle stesse bottiglie quando ormai te l'eri dimenticate in cantina, e di emozionarti ancor di più del primo sorso, di quand'eri un semplice curioso!
C'è un'Azienda che si chiama Coppo, che quest'anno ha spento ben 126 candeline, che sicuramente è tra quelle che mi ricordano i "primi passi", e di cui torno a parlare con grande piacere dopo il racconto del Riserva Coppo Brut 2005 (LINK).


Stavolta è toccata al Pomorosso, la Barbera più prestigiosa dell'Azienza, che nacque nell'84 e che ha contribuito in maniera sostanziale alla rinascita di questo vitigno. Un vino simbolo, prodotto solo nelle annate di grande valore qualitativo, e frutto di una vigna allevata su di un suolo marnoso e calcareo, ricco di conglomerati ferrosi: una vigna alla cui sommità cresceva vigoroso un albero di mele rosse da cui si prese spunto per il nome del vino.

Ho la fortuna di potervi raccontare una splendida bottiglia targata 1997, di un vino dalla vivida e fitta veste granata che incede lento e composto nel calice, lasciando intendere non poco della sua personalità!

Il primo impatto al naso è scuro, terroso, grafitico e di carruba secca, poi prende aria e si arricchisce di tratti balsamici, e poi ancora di mirtilli ed amarene sotto spirito, delineando infine una nota che ricorda la cassetta dei sigari.
Ha un grande impatto gustativo, poi con fare aristocratico si allarga ed avvolge il palato, regalando un sorso pieno e carezzevole, sorretto ancora da una buona spinta acida, da una trama tannica non più incisiva come un tempo, ma perfettamente rifinita ed integrata in maniera armoniosa, oltre che da una stimolante pungenza che dona quella marcia in più. Tra un sorso e l'altro, poi, scorre inavvertitamente il tempo: poichè si riflette tanto, a lungo, sulla carrellata di aromi che si ripetono in maniera precisa, anzi puntuale.....poichè te li aspettavi.

Un grande vino, per un grande calice, una grande pazienza nel saper attendere il suo racconto, per un grande volo pindarico in cui coinvolgere i propri sensi, atterrando giusto il tempo necessario per un boccone di un formaggio stagionato e poi......via, un altro volo, un altro ricordo!


Prezzo in enoteca: 23-30€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.coppo.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina



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venerdì 21 settembre 2018

Piedirosso, Cantine del Mare, 2016

Di Antonio Indovino

Campi Flegrei Piedirosso DOC, Cantine del Mare, 2016


Campi Flegrei Piedirosso 2016 Cantine del Mare
Ci sono giorni in cui, nonostante il caldo, ed indipendentemente da quel che si stia mangiando, si ha voglia di un buon calice di vino rosso. Se la tipologia non ha una struttura eccesiva e può essere bevuta ad una temperatura che si avvicina a quella di servizio di un vino bianco.....bingo!

Il Piedirosso di Cantine del Mare rispecchia appieno questo identikit, così come la filosofia che c'è a monte, quella di Gennaro Schiano (di cui ho avuto modo di parlare in prededenza link), riflette fedelmente la tipicità dell'areale flegreo.

Il 2016, che ho avuto modo di assaggiare recentemente, si presenta nel calice tinto di un vivido rosso rubino, piuttosto trasparente e consistente. Il naso è affumicato in prima istanza, con dei sentori ematici che ricordano la brace, poi fruttato di amarena e mirtilli maturi, floreale di geranio, e completato da uno sfondo pepato e terroso.
Il sorso è morbido, succoso, con l'alcol ben integrato, agile, dinamico, sapido e con una sottile e piacevole trama tannica. Il suo punto di forza è la grandissima bevibilità, complice un perfetto equilibrio gustativo impreziosito da lunghi ritorni fruttati ed ematici. 

Un rosso che andrebbe bevuto in un calice di media ampiezza ed apertura, ad una temperatura di 14°C, e che abbinerei molto volentieri a dei piatti estivi come la Parmigiana di Melanzane o le Penne alla Siciliana.

Prezzo in enoteca: 5-10€
Contatti: www.cantinedelmare.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
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venerdì 14 settembre 2018

Verrone, Verrone Viticoltori, 2012

Di Antonio Indovino

Paestum Fiano IGP, Verrone, Verrone Viticoltori, 2012
Paestum Fiano Verrone 2012
Quest'oggi mi ritrovo a parlare con grande piacere di un vino dell'Az. Agricola Verrone Viticoltori, un assaggio che conferma le impressioni più che positive di qualche mese fa, quando ebbi l'opportunità di provare l'Aglianico Vigna Girapoggio 2011 e di raccontare la storia ed il modus operandi di Paolo e Massimo Verrone (link).

L'occasione mi si è presentata al Ristorante Il Ceppo di Agropoli, dove, su suggerimento del patrono e collega Sommelier Maurizio Laureana, ho degustato la "Riserva" di Fiano targata 2012, il Verrone, ottenuta da una selezione nella Vigna Girapoggio che matura in barrique per 12 mesi, ed affina in bottiglia per altrettanto tempo prima della commercializzazione.    

Alla vista si presenta di un oro vivido, denso e composto nelle roteazioni del calice, cui si aggrappa descrivendo delle lacrime fitte e regolari che scorrono lente lungo il bevante. Al naso è d'impatto e ricco di sfumature odorose ben articolate tra loro, quali la pesca e l'ananas sciroppate, dei forti richiami di fiori gialli carnosi come la mimosa e delle note balsamiche e resinose: tutto su uno sfondo di nocciola tostata ed agrumi canditi. Il sorso è pieno, morbido ed avvolgente, appagante perchè ben supportato da una buona freschezza, ma trova il suo punto di forza nella grande sapiditá che a tratti lo rende quasi masticabile. Lo completa una lunga chiusura di bocca in cui si ripete con coerenza l'intero quadro aromatico.  

Un grande bianco cilentano, senza se e senza ma, che ho avuto modo di apprezzare in un calice piuttosto voluminoso, ad una temperatura compresa tra i 10 ed i 12°C, e che ben potrebbe figurare con dei Ravioli al
Provolone del Monaco con Fichi e Noci caramellate.

Prezzo in enoteca: 20-25€
Contatti: verroneviticoltori.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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martedì 21 agosto 2018

Pietra Martone, Casa D'Ambra, 2015

Di Antonio Indovino
 

Ischia Biancolella  DOC, Pietra Martone Tenuta Frassitelli, Casa D’Ambra, 2015
Pietra Martone Tenuta Frassitelli Casa D'Ambra 2015
Una tradizione vitivnicola lunga 130 anni, la volontà di valorizzare il territorio e la sua tipicità, nonché la determinazione nel promuovere la qualità dei vini di Pithecusae richiedendo la DOC nel lontano ‘63 ed ottenendola nel ’66. Un sunto della storia di Casa D’Ambra è quanto ho sopra riportato (per la storia completa andate al seguente "LINK"), con un significativo intermezzo nell’85 che ha reso popolare la loro massima espressione del vitigno ischitano per antonomasia, ovvero il Tanuta Frassitelli. Fu Veronelli ad indicare le potenzialità di quel Cru divenuto poi celebre, e nel 2015, in occasione del trentennale, l’enologa Sara D’Ambra è andata addirittura oltre. Col Pietra Martone ha prodotto un Cru nel Cru di Frassitelli, poco più di 3700 bottiglie ottenute da uve rigorosamente selezionate, vinificate ed affinate in acciaio per 18 mesi sui lieviti. Un omaggio al duro lavoro dei D’Ambra portato avanti dalla quarta generazione e, soprattutto, a Michele Mattera (il Candelora) che col sudore della fronte, pietra dopo pietra, recuperò e mise a dimora questo meraviglioso vigneto arroccato nel tufo a 600 metri dal mare. 

Alla vista si tinge di una vivida e tenue tonalità paglierina attraversata da bagliori giovanili e di grande compostezza nelle roteazioni del calice: caratteristiche che fanno presagire sin dall’impatto visivo corpo, vitalità e potenzialità evolutiva. Il naso è di grande intensità e caratterizzato dal timbro iodato, salmastro e balsamico, agrumato di mandarino ed erbaceo di menta, con un tocco floreale di biancospino ed esotico di papaya. Il sorso è  pieno, ha carattere, affilato per la grande acidità e pungente per la notevole sapidità, completato da una lunga chiusura in cui si ripetono soprattutto gli aromi erbacei e minerali. 

Un bianco dalla grande espressività e prospettiva futura, che darà il meglio di sé tra i 5 ed i 10 anni, da servire intorno ai 10°C e che abbinerei su piatti in cui la sua struttura e verticalità possono esprimersi al meglio: come dei Paccheri di Gragnano al ragù di Ricciola!

Prezzo in enoteca: 20-25€
Contatti: www.dambravini.com


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di marina di Stabia,
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martedì 14 agosto 2018

Priezza, Masseria Campito

Di Antonio Indovino

Asprinio di Aversa Spumante Metodo Classico DOP, Priezza, Masseria Campito

Asprinio di Aversa Spumante Metodo Classico DOP, Priezza, Masseria Campito
Ci troviamo a Gricignano di Aversa, nell’areale d’elezione per l’Asprinio: un vitigno unico per la peculiare acidità e concentrazione fenolica, apprezzato anche dai nostri cugini d’oltralpe che lo usavano come base per la spumantizzazione già nell’epoca angioina! Tradizionalmente allevato ad alberata, dove le viti crescono fino a 15m di altezza maritate ai pioppi, la sua coltivazione richiede sforzi notevoli, motivo per cui molti produttori lo stavano accantonando, rischiandone addirittura l’estinzione. Dal 2000 le cugine Di Martino (Francesca, Claudia, Simona, e Ludovica) si sono dedicate appieno alla loro realtà agricola, proprio in quella terra che era della loro nonna, toccando con mano le difficoltà intrinseche a tale tipo di coltura. Dopo un attento studio agronomico hanno scelto con coraggio di reimpiantare l’Asprinio a spalliera, con l’obiettivo principale di avere un’uniformità nella resa ed agevolare al contempo i lavori in vigna, conservando comunque un’alberata come memoria storica. In cantina si sono affidate poi a Francesco Martusciello, enologo e figlio d’arte, che conosce ogni segreto di questo vitigno! Tutto ciò si è tradotto in una produzione incentrata esclusivamente sull’Asprinio, di cui il 70% in versione spumante, ottenuto da 6ha di vigneti condotti tutti in regime biologico. 

Quest’oggi vi parlo del loro fiore all’occhiello, il Priezza, un metodo classico che nella sboccatura di Novembre ’17 porta nel calice il millesimo 2013 rifermentato 42 mesi sui lieviti! Nel calice è tinto di un brillante giallo dorato impreziosito da un perlage di notevole fattura. Il naso è di grande impatto e finezza, articolato su profumi di limone candito, pesca sciroppata e nocciola tostata in prima battuta, poi anice, crosta di pane e fiori di camomilla essiccati a seguire. Il sorso è pieno, cremoso, la fattura delle bollicine rende la bevuta assai piacevole e stimolante, enfatizzando la peculiare acidità e sapidità che ben bilancia la carezzevole morbidezza iniziale. Lunga ed appagante è poi la chiusura di bocca, in cui primeggiano gli aromi tostati ed agrumati. 

Uno spumante che berrei molto volentieri a 6-8°C in abbinamento ad un risotto affumicato alle verdure.

Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: www.masseriacampito.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina



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mercoledì 8 agosto 2018

Rieci, Ducato di Chianche, 2015

Di Antonio Indovino

Greco di Tufo DOCG, Rieci, Ducato di Chianche, 2015
Greco di Tufo Rieci 2015
Ducato di Chianche nasce dalla passione per il vino di due grandi professionisti, Antonio Iannuzzi e Filippo Cannata: l’uno Ingegnere Elettronico, esperto in analisi ed intelligenza artificiale, l’altro tra i più famosi Light Designer al mondo. Li accomuna l’idea di valorizzare il territorio e le sue tradizioni, grazie alla quale è nata una grande amicizia e, dal 2006, questa avventura nel mondo del vino. Quest’oggi vi parlo del loro del loro Greco di Tufo Rieci targato 2015. Il nome è l’espressione dialettale con cui viene chiamata la sorgente Greci che attraversa Chianche, e la tradizione vuole che i chianchesi siano molto longevi perché bevono quest’acqua. Si tratta di un Cru, da un vigneto che si articola su 3 pendenze diverse e con altrettante esposizioni e variazioni orografiche, condotto rigorosamente in regime biologico. L’enologo Sergio Pappalardo è il “Duke”, il “padrone” assoluto della cantina, in cui pressa i grappoli di Greco interi, separandoli poi dalle parti solide per flottazione, ed avviando la fermentazione a temperatura controllata in tini di acciaio, dove il vino resta a maturare per 9 mesi prima dell’imbottigliamento. 

Alla vista si tinge di un lucente giallo che vira verso l’oro, molto composto nelle roteazioni del calice, facendo presagire una struttura di tutto rispetto. Al naso è esplosivo, ricco, si susseguono profumi di resina e di idrocarburi, poi anice ed erbe aromatiche, arancia amara ed albicocca mature. Il sorso è caldo, pieno ed avvolgente, perfettamente bilanciato da una grandissima freschezza ed una sapiditá che a tratti sembra prendere il sopravvento, accompagnandolo in un allungo in cui si ripete, con perfetta rispondenza, il completo quadro aromatico. 

Un vino che ha stoffa e carattere da vendere, che trasmette luce, vitalità ed espressività, delineando un profilo ricco di sfaccettature ed armonioso: concetti molto cari a Filippo ed Antonio. Personalmente lo berrei in un ampio calice a 10°C, abbinandolo a del Vitello tonnato.

Prezzo in enoteca: il vino viene venduto solo in ristoranti/enoteche selezionate
Contatti: www.ducatodichianche.com


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina dfi Stabia,
Degustatore Ufficiale e Reponsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina



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giovedì 26 luglio 2018

Lacryma Christi Bianco, Cantina del Vesuvio, 2016

Di Antonio Indovino

Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOP, Cantina del Vesuvio, 2016

Lacryma Christi Bianco, Cantina del Vesuvio, 2016
È il 1948, e l'Italia si sta ancora riprendendo dalla seconda Guerra Mondiale. Giovanni Russo decide di rimettere a posto i vigneti e di fondare una piccola azienda vinicola, Cantina del Vesuvio per l’appunto, lì nella sua terra, a Trecase, alle falde del Vesuvio. All’epoca il vino veniva venduto sfuso, e lo si trasportava a Napoli a bordo di carri trainati da cavalli, e là si svolgeva la "trafeca": la trattativa tra i piccoli produttori ed i negozianti che rivendevano il vino in città. Il figlio di Giovanni, Maurizio, inizia ben presto ad aiutare il padre nella sua attività, cominciando la gavetta come un semplice operaio ed iniziando a maturare la sua esperienza e la sua idea di vino. Alle porte del nuovo millennio arriva così un cambio di marcia netto col passato, con Maurizio che decide di dare una svolta soprattutto qualitativa all’Azienda. È così che inizia la conversione al regime biologico in vigna, dove vengono abbattute drasticamente le rese, ed abolita poi la distribuzione dei vini, per concentrarsi sull’accoglienza in cantina e sulla vendita diretta. 

Quest’oggi vi parlo del Lacryma Christi Bianco 2016, ottenuto dalla vinificazione in acciaio, e senza solfiti aggiunti, dell’autoctono Caprettone: allevato con la tipica pergola vesuviana ad un’altitudine compresa tra i 200 ed i 250m s.l.m. Nel calice si tinge di un giallo paglierino carico e luminoso, dai bagliori dorati. Al naso è intenso, carnoso di frutta e fiori gialli come le susine mature e la ginestra, con un tocco agrumato di pompelmo, ed uno sfondo di cera, di minerali e di erbe aromatiche. Il sorso è pieno, morbido e carezzevole in prima istanza, poi rompe gli schemi con una decisa sferzata acida e sapida, chiudendo con lunghi ritorni aromatici in cui si ripetono principalmente l'agrumato e la tipica mineralità del suolo vesuviano che viene evocata al sol pensiero. Un bianco espressivo e fortemente territoriale, da servire a 10°C in un calice di media ampiezza, magari ad accompagnare un’Insalata di mare.

Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: www.cantinadelvesuvio.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina



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martedì 10 luglio 2018

Colle Santa Marina, Giuseppe Apicella, 2012

Di Antonio Indovino

Costa D'Amalfi, Tramonti Bianco DOC, Colle Santa Marina, Giuseppe Apicella, 2012



Colle Santa Marina 2012, Giuseppe Apicella
Tramonti, dal latino terra intra montes, è il cuore verde della Costiera Amalfitana, incastonato tra i Monti Lattari, e noto sin dall'epoca romana per l’eccellenza dei prodotti agricoli. Qui la Famiglia Apicella da generazioni produce vini da 7 ha di vigne di proprietà, impiantante ai primi del ‘900, e dislocate come piccoli fazzoletti nelle frazioni di Campinola, Capitigliano, Pietro e Polvica. Fino ai primi anni '70  sono stati produttori di vino sfuso, poi Giuseppe decise di imbottigliare a proprio marchio il suo vino. La prima annata ad essere commercializzata è stata quella del ’77, con 3000 bottiglie di Tramonti Rosso che diedero il via all'Azienda Vinicola Giuseppe Apicella. Una realtà che quest’anno ha compiuto 41 anni, che si è evoluta ed ha mantenuto il passo coi tempi senza mai perdere la propria identità fortemente territoriale: con la stessa passione degli inizi, quella che Giuseppe ha saputo tramandare ai figli, Fiorina e Prisco, che oggi lo affiancano. Fiorina occupa un ruolo amministrativo mentre Prisco, laureato in Viticoltura ed Enologia all’Università di Torino, ha il duro compito di portare in bottiglia l’unicità del territorio e delle varietà che da secoli vi si allevano!

Quest’oggi vi parlo del Colle Santa Marina, il bianco di punta ottenuto dalle alloctone Falanghina e Biancolella in blend con la Pepella e la Ginestra, strettamente autoctone della Costa D’Amalfi: vinificate in barrique per 3 mesi e maturate poi in acciaio per 1 anno. Nel calice è tinto di un giallo oro, vivido e consistente. Al naso è intenso, stratificato e di grande pulizia e finezza. Al primo impatto si percepiscono resina, miele di eucalipto e vaniglia, poi cantalupo e tè alla pesca, la mimosa e l’origano, con una nota salmastra di fondo. Il sorso è ricco, avvolgente, puntualmente sostenuto da una buona dose di freschezza ed una mineralità pungente che si interseca a lunghi ritorni erbacei e salmastri.
Un bianco che berrei in un calice di media ampiezza ad una temperatura di 10°C, abbinandolo a degli Spaghetti alla Nerano. 


Prezzo in enoteca: 15-20€
Contatti: www.giuseppeapicella.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
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giovedì 5 luglio 2018

Vigna del Lume, Antonio Mazzella, 2017

Di Antonio Indovino

Ischia Biancolella DOC, Vigna del Lume, Antonio Mazzella, 2017


Vigna del Lume 2017
Torno con grande piacere a parlare per l'ennesima volta di un bianco ischitano e di un'Azienda che mi convince in tutti gli assaggi che ho avuto modo di fare in questi anni. Si trattta della Cantina Antonio Mazzella, di cui potete leggere al seguente link, ed in particolar modo del Vigna del Lume: un cru di Biancolella allevata con cura e sacrificio da Nicola Mazzella a Punta del Lume. La 2017, l’ultima annata prodotta, ha sbaragliato la concorrenza di ben 3000 etichette, conquistando il 1° posto in classifica nella 5 Stars Wines–The Book 2018 del Vinitaly. 

Nel calice si tinge di un paglierino tenue dalla grandissima vivacità di colore. Al naso emergono profumi che ricordano la mela renetta e la pesca bianca non perfettamente mature, unitamente ad un tocco agrumato seguito da note che ricordano i fiori di acacia, la salvia ed il finocchietto selvatico: tutto su uno sfondo minerale e salmastro. In bocca è agile, dinamico, carezzevole in prima istanza, poi tagliente per la grande freschezza e la mineralità pungente e stimolante. Chiude con lunghezza e coerenza riproponendo gli spunti agrumati, erbacei e minerali. 

Un bianco in divenire, di sicura prospettiva, che regalerà maggiori spunti di riflessione a chi saprà pazientemente attenderne una ulteriore evoluzione in bottiglia. Personalmente lo berrei intorno ai 10°C, in un calice di media ampiezza, sfruttando l’acidità, la sapidità e la lunghezza aromatica per bilanciare un piatto di Gamberi agli agrumi.

Prezzo in enoteca: 15-20€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.ischiavini.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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mercoledì 27 giugno 2018

Greco di Tufo, Claudio Quarta, 2012 (Magnum)

Greco di Tufo Claudio Quarta 2012
Di Antonio Indovino

Greco di Tufo DOCG, Claudio Quarta, Sanpaolo, 2012 (Magnum)


La storia enologica di Claudio Quarta inizia nel 2005, con la decisione di abbandonare il camice, ed una brillante carriera da ricercatore e da imprenditore farmaceutico, per indossare i panni del vignaiolo tra la sua terra, il Salento, e l’avellinese. Tre cantine diverse, in tre territori distinti: Tenute Eméra, Cantina Moros e Cantina Sanpaolo, con il pallino in testa di emozionare ed emozionarsi, e lo sguardo fisso su due linee direttrici a lui molto care, quali la ricerca e la sostenibilità.

Quest’oggi sono qui a parlarvi della 1° edizione del Greco di Tufo Claudio Quarta, la 2012, prodotto in una tiratura limitata di 2002 magnum. È frutto di una selezione di uve provenienti dai vigneti di Montefusco, allevati a 700m di altitudine, che l’enologo Vincenzo Mercurio ha vinificato in acciaio con una sosta sui lieviti di 12 mesi prima dell’imbottigliamento. 


Nel calice è tinto di un paglierino carico dai riflessi dorati, denso e dalla grandissima vivacità di colore. Il naso è d’impatto, espressivo e ricco di sfumature odorose ben distinte che si susseguono l’un l’altra. In prima istanza sono netti e predominanti i profumi che ricordano gli idrocarburi e lo zolfo, che poi si fanno comprimari e lasciano il palcoscenico all’albicocca matura, alla buccia di mandarino candita, al miele, ed infine al rosmarino, al fieno ed ai fiori gialli secchi. In bocca ha carattere, struttura e dinamismo, complice un comparto fresco-sapido capace di mettere in secondo piano l’avvolgenza e la morbidezza iniziale, e di caratterizzare la bevuta con una grande sorbevolezza ed una pungente sensazione tattile che a tratti lo rende quasi masticabile. Il quadro, infine, è armoniosamente completato da una lunga chiusura di bocca scandita soprattutto dai ritorni erbacei e terziari. 

Un bianco perfettamente integro, che si trova in uno stato di forma invidiabile, a garanzia di ulteriori prospettive future. Da bere in un ampio calice intorno ai 10°C, in abbinamento ad un Pollo arrosto con patate.

Prezzo in enoteca: 75-85€
Contatti: claudioquarta.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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mercoledì 20 giugno 2018

Polveri della Scarrupata, Nanni Copè, 2016

Di Antonio Indovino

Terre del Volturno IGT, Polveri della Scarrupata, Nanni Copè, 2016


Polveri della Scarrupata 2016
Una vita, tante vite! È questa la metafora che sintetizza un piccolo-grande Vigneron, Giovanni Ascione, che fa della passione per il vino la ragione di una metamorfosi professionale: da manager di grandi aziende a produttore di vino, con la meticolosità che lo contraddistingue, passando per le cattedre dei corsi di formazione per Sommelier (dopo esser stato al di là dei banchi), per le redazioni di guide e riviste di settore, ed i filari dei vigneti di mezza Europa. L’amicizia di due suoi conterranei, Peppe Mancini e Mme Piancastelli, gli ha consentito di passare dall’alto lato della barricata, mettendo mano su uno dei vigneti più vocati di Castel Campagnano, per produrre un vino eslusivo dal 2007: il “Sabbie di Sopra il Bosco”. La consapevolezza di poter produrre un grande bianco l’ha spinto poi alla realizzazione di una seconda etichetta in casa Nanni Copè, il Polveri della Scarrupata, alla sua 2° edizione con il millesimo 2016

È ottenuto prevalentemente da Fiano, con saldo di Asprinio e Pallagrello Bianco, fermentati in acciaio e maturati in barrique e tonneaux per 1 anno. Nel calice è tinto di un oro vivido, che scorre lento e composto nelle roteazioni del calice. Ha un naso esplosivo, fruttato in primis, di susine mature, di albicocche e pompelmo, poi si apre su profumi di miele di acacia, di mimosa, camomilla, citronella, ed accenni salmastri, affumicati, minerali e di pepe bianco. Il sorso è pieno, largo, caldo, morbido ed avvolgente, puntualmente sostenuto da una vitale freschezza, e completato da una sapiditá che lo rende stimolante e lo accompagna in una chiusura di bocca dai lunghi ritorni fruttati e salmastri. 


Un bianco d’eccellenza, con una lunga prospettiva futura, che berrei con un trancio di Ricciola grigliata, con crema di zucchine e zucchine alla scapece, condite con una salsa all'aceto di vino rosso invecchiato: servendolo in un calice piuttosto voluminoso e dal bevante leggermente più stretto, ad una temperatura di servizio che va mantenuta intorno ai 10°C.

Prezzo in enoteca: 25-30€
Contatti: nannicope.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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giovedì 14 giugno 2018

Fiano 2mila11, Mila Vuolo

Di Antonio Indovino

Fiano Colli di Salerno IGT, Mila Vuolo, 2011


Fiano Mila Vuolo 2011
Ci troviamo tra i Colli di Salerno, a Località Passione di Rufoli. È qui che nel 2003 Mila Vuolo, forte dei suoi studi in Agraria e della collaborazione con l’enologo Guido Busatto, battezza la sua Azienda Agricola. Si tratta di una piccola realtà di 3,5 ha alle porte del Parco Regionale dei Monti Picentini, che fu acquistata dal papà Luca, un rinomato medico del salernitano, per trovarci ristoro a fine carriera. Le caratteristiche peculiari del contesto pedo-climatico hanno spinto Mila a piantarci nel ’99 un vigneto di Aglianico, Fiano e Cabernet Sauvignon, che conduce personalmente in regime biologico e da cui ricava circa 10.000 bottiglie/anno: una piccola, ma significativa produzione dalla forte identità territoriale. 

Quest’oggi vi parlo del suo Fiano, di cui ho avuto modo di degustare una 2011 (in tiratura di 2000 bt) gelosamente conservata in cantina, proprio per valutarlo in prospettiva. La vinificazione è avvenuta in acciaio, dove il vino ha maturato per ben 18 mesi sui propri lieviti prima di passare in bottiglia. Nel calice si tinge di un luminoso e carico giallo paglierino, molto composto nelle roteazioni del calice. Il naso è d’impatto e ben stratificato: affumicato e balsamico in prima istanza, vira successivamente su toni di frutta matura che ricordano la mela golden, sensazioni che riconducono al profumo agrumato delle bucce di limoni candite, al fieno ed ai semi di finocchietto, concludendo con i fiori di camomilla essiccati. 
Il sorso è equilibratissimo, avvolgente, con l’alcol ben integrato ed una buona dose di freschezza e sapidità che donano dinamismo e slancio, sfociando in un deciso allungo dai richiami soprattutto affumicati. 

Un bianco pienamente godibile, che sicuramente regalarà ulteriori spunti a chi saprà pazientemente aspettarlo qualche anno ancora. Personalmente lo berrei in abbinamento a delle Linguine con Vongole veraci e Tè Nero affumicato, a patto che venga servito a 10°C in un calice piuttosto voluminoso, per consentirgli di avere il giusto respiro.

Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: mila.vuolo@virgilio.it
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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mercoledì 2 maggio 2018

Agnese, Vitis Aurunca, 2016

Di Antonio Indovino

Falerno del Massico DOC, Agnese, Vitis Aurunca, 2016

Agnese 2016 Vitis Aurunca
Ci troviamo a Cellole, nel casertano, in quella zona che in epoca Romana veniva riconosciuta col nome di Ager Falernus: un fazzoletto di terra compreso tra il massiccio calcareo del Monte Massico, il vulcano di Roccamonfina e la piana del fiume Garigliano. La qualità del vino qui prodotto era ben nota già 2000 anni fa, ed addirittura si riteneva fosse capace di cacciare gli affanni: come scriveva il poeta Quinto Orazio Flacco nelle sue Odi. Qui nel 2008 una coppia di agronomi ed amici, Luigi Vergara e Francesco Ceparano, mossa dallo spirito di valorizzare l’unicità di queste terre, ha dato vita all'Azienda Agricola Vitis Aurunca. Si tratta di una realtà che si estende su una superficie totale di 46 ha, piantati ad ortaggi e frutteti. Nella tenuta trovano dimora 9 ha di vigne che dal 2014, col supporto enologico di Arturo Erbaggio, danno vita ad una gamma di 7 etichette ottenute con varietà rigorosamente autoctone. Il modus operandi dell’azienda segue poche ma fondamentali regole, quali il rispetto dell’ecosistema e delle sue biodiversità, perpetrato con pratiche a basso impatto ambientale: una filosofia in concordanza con il lavoro dell’enologo che ricerca nei vini la loro espressione varietale in funzione del contesto pedo-climatico.  

Quest'oggi vi parlo di Agnese, un Falerno del Massico da Falanghina in purezza, di cui ho provato la 2016. Tinto di una carica e luminosa veste paglierina dai riflessi dorati, al naso sprigiona profumi di pera williams ed ananas non perfettamente mature, con una nota floreale che ricorda le calle, con un tocco erbaceo di alloro ed una mineralità appena accennata. In bocca è schietto, gioca le sue carte sull’immediatezza di beva più che sulla struttura. Morbido e con una piacevole percezione pseudo-calorica, citrino e sapido, è completato da un’appagante chiusura di bocca in cui si ripropongono soprattutto gli aromi fruttati ed erbacei. Un bianco che berrei ad 8/10°C abbinato a delle Linguine con Tartufi di mare e scaglie di Parmigiano.

Prezzo in enoteca: 10-12€
Contatti: www.vitisaurunca.com


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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mercoledì 25 aprile 2018

Marsiliano,La Sibilla, 2008

Di Antonio Indovino

Campania Rosso IGT, Marsiliano, La Sibilla, 2008

Marsiliano 2008
La Famiglia Di Meo, viticultrice da 5 generazioni, è originaria del centro storico di Bacoli, un borgo di contadini e pescatori. Nel 1930 il nonno di Luigi si trasferì sulla collina di Baia, dove costruì la storica cantina, e su di essa la dimora in cui vivere con la moglie ed i 9 figli. Negli anni ’80 i cugini di Luigi intrapresero strade diverse e lui, supportato dal nonno, decise di coltivare la sua passione per quelle viti e quella terra in cui aveva trascorso la sua infanzia. Fino ai primi anni ’90 i vini venivano venduti sfusi poi, in seguito al riconoscimento della DOC, Luigi ha iniziato ad imbottigliare a marchio proprio dal 1997, insistendo sulle varietà autoctone, come il Piedirosso e la Falangina, e recuperando antichi cloni a piede franco di Marsigliese ed Olivella Nera, di Coda di Volpe e Verdeca. La svolta definitiva è arrivata con la man forte dei figli Vincenzo, Salvatore e Mattia. Vincenzo si è laureato in viticoltura ed enologia, ed ha impresso ai vini una forte identità territoriale. Salvatore, diplomato in agraria, conduce le vigne insieme al papà. Infine Mattia, laureando in economia, aiuta la mamma in azienda,  in attesa della maturità necessaria a dirigerla commercialmente. 

Quest’oggi vi parlo del Marsiliano 2008, un rosso da Marsigliese, Olivella e Piedirosso, vinificato in acciaio, elevato in barrique per 12 mesi e maturato in bottiglia per 24 mesi prima della commercializzazione. Tinto di un vivido e fitto color granato, sfoggia un naso affumicato, ematico e terroso in prima istanza, che si apre poi su toni balsamici, di visciole macerate in alcool, di arancia sanguinella e gerani essiccati. È agile e d’impatto nella bevuta, s’impossessa del palato avvolgendolo inizialmente con la sua morbidezza e sovvertendolo poi con un’acidità sferzante, una percettibile e rifinita trama tannica, ed una piacevolissima chiusura sapida, intrisa di lunghi richiami aromatici.

Un rosso da bere entro i 16°C con una Scaloppina di Vitello alla pizzaiola con patate arrosto.


Prezzo in enoteca: 20-25€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.sibillavini.com


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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martedì 17 aprile 2018

Ognostro, Marco Tinessa, 2012

Di Antonio Indovino

Vino Rosso VDT, Ognostro, Marco Tinessa, 2012

Ognostro 2012 di Marco Tinessa
Raccontare la storia di Marco Tinessa e del suo vino Ognostro non è cosa facile se non si comprende la logica che c’è a monte. Lui è di origini beneventane, un broker di professione ed un sommelier per passione. Ecco, la parola chiave che dà un nesso a tutto è la passione: quella che a poco più di 20 anni lo spingeva a girare per le cantine più importanti d’Italia e non solo, quella con cui, nel 2006, ha convinto un contadino di Montemarano, riuscendo e mettere le mani su pochi filari di vecchie viti di Aglianico. Grazie alle origini siciliane della mogie conosce Frank Cornelissen, con cui condivide l’idea di produrre dei vini purmente artigianali, con cui nel 2007 vinifica sull’Etna la prima annata di Ognostro: alla ricerca della pura espressione di un uva e del territorio. Solo 600 bottiglie prodotte, frutto di bassissime rese in vigna, di fermentazioni spontanee cui seguono 7 mesi di macerazione, di 3 anni in anfora ed 1 anno di bottiglia: senza filtrazioni nè stabilizzazioni, e con pochissima solforosa aggiunta. Adesso con consapevolezza effettua macerazioni più brevi, è passato dalle anfore alla vetroresina ed al cemento, lavora in bio su qualche filare in più, produce 2000 bottiglie e sogna un secondo vino, magari beneventano, ed un’azienda agricola tutta sua! 

La 2012 è evoluta nel colore, comunque vivido, e densa nel calice: per estratto più che per concentrazione cromatica. Al naso inizialmente emergono profumi di terra, ginepro e caffè macinato, con richiami di ciliegie nere sotto spirito, alloro, cera ed una nota ematica di fondo. Il sorso è d'impatto, morbido ed avvolgente in prima istanza, poi la grande freschezza sovverte il quadro facendo il gioco di un tannino fitto e vigoroso, ma comunque lenitiva ed in simbiosi con una piacevole percezione sapida. Lunga, coerente e gratificante la chiusura di bocca, in cui si ripropongono principalmente i tratti aromatici scuri e vegetali. Un rosso di carattere e capace di evolvere ulteriormente, da bere in un calice piuttosto ampio, a 16°C, con uno Stinco di Maiale al forno.

Prezzo in enoteca: 30-35€ (per le ultime annate commercializzate)
Contatti: www.ognostro.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
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giovedì 12 aprile 2018

Aglianico Vigna Girapoggio, Verrone Viticoltori, 2011

Di Antonio Indovino

Cilento Aglianico DOP, Vigna Girapoggio, Verrone Viticoltori, 2011

Aglianico Vigna Girapoggio 2011
Ci troviamo in località Cannetiello, ad Agropoli, alle porte del Parco Nazionale del Cilento. Qui nel 1967 Antonio Verrone, spinto dalla passione per la viticoltura, impianta i primi vigneti di Aglianico e Fiano: una scelta logica per lui che, con lungimiranza, ha creduto sin dall’inizio nelle varietà tradizionali. Questi vigneti dimorano sui declivi collinari lungo i quali sono stati ricavati dei terrazzamenti a “Girapoggio”, a 150m di altitudine, affacciati sulla costa cilentana. Ad essi si sono aggiunte recentemente le vigne di Fiano nel borgo di Rocca Cilento, ad 800m slm: tutte curate personalmente, con tecniche a basso impatto ambientale, da Antonio e dai figli Paolo e Massimo, supportati dall’enologo cilentano Alfonso Rotolo

Quest’oggi vi parlo dell’Aglianico Vigna Girapoggio 2011, un Cru che viene proprio dalla vigna storica, caratterizzata dal suolo ricco del tipico flysh cilentano. Le uve, concentrate dalle basse rese, vengono vinificate in acciaio, dove il vino matura per 12 mesi, ed affinato poi in bottiglia per altri 12 prima della commercializzazione. Nel calice ha una vivida ed impenetrabile veste rubina, che trasmette ricchezza in estratto, struttura, ed una buona dose di alcolicità: per la lacrimazione lenta, fitta e regolare. Il naso è d'impatto, fine e ben articolato: esordisce su toni di marasca sotto spirito, poi rosa appassita, richiami terrosi, mentolati e di macchia mediterranea. In bocca è pieno, morbido ed avvolge il palato con una piacevole carezza alcolica. È sorretto da una grande freschezza a supporto di un tannino vigoroso, ed impreziosito da una stimolante sapidità che rende la bevuta ancor più piacevole. Appaga in chiusura con coerenti ritorni aromatici di frutta in prima istanza, che cedono poi il passo a quelli vegetali e terrosi. 

Un rosso territoriale, di carattere, pienamente apprezzabile e capace di evolvere ulteriormente: da bere in un calice piuttosto ampio, a 16°C, magari con una Tagliata di manzo al rosmarino con patate arrosto.

Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: www.verroneviticoltori.it 


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venerdì 6 aprile 2018

Fiorano Rosso, Tenuta di Fiorano, 1994

Di Antonio Indovino

Vino da Tavola, Fiorano Rosso, Tenuta di Fiorano, 1994 

Tenuta di Fiorano
Passeggiare tra queste vigne alle porte del comune di Roma, immersi nella natura, nei suoi colori, profumi e rumori, sembra quasi irreale e ti riporta indientro di 50 anni nel tempo. Se si chiudono gli occhi, si riesce ad immaginare il Principe Alberico in giro col suo cavallo, piuttosto che su un trattore, lì in Via di Fioranello, nella sua Tenuta di Fiorano, di cui ho già avuto modo di parlare precedentemente (link).

In occasione della mia visita ho avuto la fortuna di poter provare una delle ultime vendemmie prodotte dal Principe, ed in particolar modo il suo rosso di punta: il Fiorano Rosso 1994! Dai racconti dei suoi conoscenti emerge una sua gelosia morbosa per quelle vigne e per i vini che ne produceva, al punto tale che la sua cantina era inviolabile, e che alla scoperta di esser gravemente malato, nel 1998, decise di spiantare tutte le vigne: purchè non andassero a finire in mano di altri!

Con in mano un calice del suo rosso da taglio bordolese, ed apprezzandone quindi qualità e tenuta nel tempo, non si può che annuire e dare un senso, forse, a cotanta possessività ed al legame paterno che indissolubilmente lo legava a quelle vigne e quel vino: fortemente voluto e prodotto con le varietà transalpine che lui tanto amava. Ottenuto da Cabernet Sauvignon e Merlot (65 e 35%), il suo vino maturava per 30 mesi in botti di rovere di Slavonia da 10hl, ed affinava almeno 2 anni in bottiglia prima della vendita.
 
Nel calice mette in mostra i suoi anni con grande disinvoltura, tinto di un rosso granato piuttosto trasparente, ma soprattutto vivido, luminoso. Al naso è molto evoluto, la fanno da padrona i profumi animali di pelliccia e cuoio, cui seguono echi pepati, balsamici, di cioccolato, di tabacco, di sottobosco e di legna arsa, di foglie e fiori secchi: il tutto su uno sfondo di amarene sotto spirito.
La moderata concentrazione cromatica trova riscontro nel sorso che è sì d'impatto, ma non gioca le sue carte sulla struttura. Agile e snello, è setoso, succoso, dotato di una buona freschezza, un tannino evoluto ma non per questo cedevole, anzi, ed una sapidità che rende il sorso stimolante, ed invita alla bevuta successiva, ancor prima che la lunga e coerente carrellata aromatica si sia dissolta nel palato.
 

Di certo non è una delle migliori espressioni, complice una non perfetta maturazione fenolica delle uve per l'andamento siccitoso dei mesi estivi, e la vendemmia anticipata. Ciò nonostante preferirei averne in cantina, per berlo adesso e non per conservarmelo. Sta di fatto che è difficile reperirne in commercio, e ne ho goduto finchè potevo: senza immaginarne il corretto abbinamento in tavola. Sfido chiunque, dinanzi a tale opportunità, dinanzi all'etichetta del primo taglio bordolese italiano (1956)!

Prezzo in enoteca: 50-55€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.tenutadifiorano.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
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